TERRA DI LAVORO. STORIA DI UN TERRITORIO VASTO E RICCO….

Posted by Work in Progress Febbraio 22, 2012 Comments are off 1357 views

Il toponimo Leboriae, derivante da Terra di Laboris, per un certo periodo storico aveva sostituito il toponimo Campania, già in uso dal V secolo a.C. E’ documentato già da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia, dove si citano i Campi Leborini  in riferimento al territorio compreso tra le vie consolari che collegavano Cuma a Puteoli e a Capua, e su un documento di dubbia originalità risalente al 1092.

 

Le sue radici storiche più note sono di certo riconducibili alla contea longobarda di Capua, ma è nel sec. XII che la Terra di Lavoro assunse la sua massima estensione in seguito alle conquiste normanne.

Nella divisione amministrativa del territorio sottoposto alla giurisdizione di Ruggero II l’antica Campania venne suddivisa infatti nel 1139 in tre giustizierati: Terra di Lavoro, Principato e Napoli. Il criterio adottato da Ruggero fu mantenuto dagli Svevi e dagli Angioini, sino a quando Carlo I nel 1297 non ripartì il giustizierato di Principato nei due di Principato Citra e Ultra.

Gli ultimi anni del sec. XII furono caratterizzati dagli avvenimenti della guerra contro gli Svevi, durante la quale Enrico VI invase la Terra di Lavoro. Nel 1193 gli imperiali, guidati da Moscaincervello, Diopoldo e Corrado, presero e saccheggiarono Venafro, Sesto e Roccaravindola, e bruciarono Telesia. La stessa sorte toccò nel 1199 a S. Pietro Infine.

Nuovi turbini di guerra nel 1229, allorché il papa, dopo aver scomunicato Federico II, fece invadere il Regno dall’esercito dei clavisignati. Capitolarono Mignano e Presenzano, mentre Venafro e Isernia inviarono messi per arrendersi; Pietravairano tentò la difesa e fu presa con la forza, come Vairano, Calvi e Teano. Furono successivamente occupate Rocca d’Evandro, Suio e Traietto. Raggiunta Capua, l’esercito del cardinal Pelagio tornò indietro e occupò Ailano, mosse poi su Alife, che fu presa con la forza, come pure Piedimonte, mentre non fu espugnata la sua torre. Fu posto anche l’assedio a Caiazzo. A questo punto Federico II mosse da Napoli e assediò e conquistò Calvi. Passando per Riardo, raggiunse l’abbazia della Ferrara, di cui sono ancora visibili i ruderi presso Vairano Patenora. Qui pose il campo per tre giorni, durante i quali operò la riconquista di Vairano, Alife, Venafro e del contado di Teano.

Con la nuova dinastia sveva gli insediamenti difensivi normanni vennero ripristinati e collegati a un articolato sistema politico-territoriale. Attraverso l’attività di operatori forestieri, l’economia della regione venne inoltre inserita in un vasto circuito nazionale e internazionale, grazie all’apertura di fiere e mercati e a una costante manutenzione delle strade. Il giustizierato di Terra di Lavoro incorporò inoltre il Molise, dal quale sarà poi separato in età aragonese.

 

Durante l’Unità d’Italia la provincia di Terra di Lavoro era una fra le più vaste province d’Italia. Essa comprendeva i vasti fertili territori dei Circondari di Gaeta e di Sora , tutta la parte dell’ Agro Nolano, compresa nell’attuale provincia di Napoli, una parte delle province di Benevento, Avellino, Isernia, e ancora l’intero territorio dell’attuale provincia di Caserta.

 

Nel 1927 la provincia di Terra di Lavoro venne sciolta: i comuni laziali già appartenuti al Circondario di Sora confluirono nella nuova provincia di Frosinone, istituta nello stesso anno. Nel 1934 fu istituita la provincia di Littoria (ora Latina), che raggruppò gli attuali comuni laziali facenti parte dell’allora Circondario di Gaeta. I comuni campani, facenti parte dell’antica provincia di Terra di Lavoro, nel 1945 andarono a formare la neo costituita provincia di Caserta. Gli altri comuni, che già orbitavano attorno alle città di Benevento, Avellino, Isernia erano confluiti nelle rispettive province.

 

[fonte: A. Lepre, Terra di Lavoro, in Storia del Mezzogiorno, diretta da G. Galasso-R. Romeo, V, Roma-Napoli 1986, pp. 95-234; http://www.treccani.it/enciclopedia/terra-di-lavoro_(Federiciana)]

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